lunedì 12 novembre 2007

Vita con l'ex - La gita a Sant'Anna

Non avevo mai sentito parlare di Stazzema, e per quel che ne sapevo poteva essere meno interessante di Busto Arsizio, ma il fatto che Massimiliano, il mio fidanzato storico, per cui anche solo la passeggiata Marina di Pietrasanta - Forte dei Marmi (10 minuti) era un viaggio siderale da farsi durante le eclissi di sole o il passaggio di comete, dopo un attento esame dei pro e dei contro (e magari alla fine di una serie di trattative dalle quali io uscivo frantumato), mi stesse proponendo una gita a visitare il sacrario di Sant’Anna mi aveva talmente sorpreso che avevo accettato immediatamente, con lo stesso entusiasmo di un bambino a cui era stata proposta una gita a Disneyland.

Conoscendo i gusti di Massimiliano, durante il breve tragitto fra la nostra casa di Viareggio ed il piccolo paese delle Apuane, ero convinto di essere diretto in un posto di gran bellezza naturale, di boschi e corsi d’acqua, dove mangiare un panino sul prato e guardare gli animali selvaggi pascolare sereni attorno a noi… Un posto di una noia pazzesca insomma, di quelli che mi generano un’ansia orrenda e che non mi fanno vedere l’ora di tornare in città, in mezzo alle esalazioni di ossido di carbonio e al traffico congestionato. Con il poco preavviso che mi era stato dato, avevo cercato qualche informazione che giustificasse l’entusiasmo del mio compagno, ma, in tempi in cui internet era ancora affare di pochi, avevo avuto scarso successo. Certo, avevo trovato qualche accenno a crimini di guerra nazifascisti, ad una medaglia d’oro al valore militare e poco altro, ma visto che per me massacro nazifascista equivaleva a Marzabotto, credevo che il tutto nascondesse una trovata turistica e poco altro.

Quando finalmente arrivammo, nonostante la mia proverbiale mancanza di sensibilità e la spocchia di chi la resistenza ce l’aveva nel sangue (nonna delle langhe, mica merda…), immediatamente mi resi conto che qualche cosa non quadrava.

Intendiamoci, il posto era il solito insieme di borghi, senza particolari caratteristiche che lo differenziassero da altri luoghi simili, con la strada che saliva in mezzo ai boschi e le chiesette e le case di pietra e gli sterrati e tutto il bric-à-brac dei paesini di montagna che mi ha sempre fatto orrore…

Era il clima che era diverso.

A differenza dei posti feriti dalle guerre che avevo visitato, che conservavano i loro ricordi assieme alla targa commemorativa del passaggio di Garibaldi e alla fontana in ricordo dei caduti, a Sant’Anna c’era poco di commemorativo.

C’era ancora la guerra. Certo, non si sentivano più gli spari, di tedeschi in camionetta neanche l’ombra (gli unici presenti erano in bermuda e sandali e non avevano nulla di sinistro), non aleggiavano nell’aria i suoni e gli odori tipici delle battaglie: non c’era nulla, insomma, che rimandasse agli stereotipi della Seconda Guerra Mondiale. Anzi, non c’era neanche quella Guerra, o per lo meno non c’era solo quella.

C’erano tutte, le guerre. Quelle lontane, quelle dimenticate e quelle ancora in corso, magari in zone del mondo dove già vivere in pace può essere un casino, immaginiamo viverci durante una guerra..

C’era il dolore, in modo così forte che gli scambi di parole fra me e Massimiliano, solitamente già parecchio scarni, di colpo erano svaniti del tutto, per lasciare spazio ad un silenzio nervoso, allo sbigottimento e alla voglia, quasi alla necessità, di andarsene al più presto, per tornare a non sapere.

C’era l’odio. Ma quello sordo, così banale ed inutile che si faceva fatica ad immaginare: l’odio verso un avversario talmente idealizzato che i suoi contorni erano ormai confusi, tanto da essere riconosciuti in un bambino, in una donna incinta, in un vecchio…

C’era il sonno della ragione, che aveva generato dei mostri tali che senza essermene reso conto mi avevano portato a Srebenica. In Rwanda. A Mylai. E mi avevano fatto diventare ebreo, armeno, tutsi…

Non ci fermammo molto. Io non resistevo oltre e anche Massimiliano era visibilmente provato, tanto che, come alla fine di un funerale di una persona cara quando ormai tutto è finito e non rimane che il ricordo, senza un cenno e senza dirci nulla ci dirigemmo di nuovo a grandi passi verso il parcheggio e poi giù, sulla strada che ci avrebbe portato verso la costa, verso la nostra casa e verso la nostra vita quotidiana, in luoghi che di tanto odio e tanto orrore, fortunatamente, o purtroppo, non c’era più traccia.

8 commenti:

Anonimo ha detto...

andare in gita in un posto kosi' disastrato koll'ex....nsomma na traggedia su tutta la linea maginot!!! ke speravi se rinverdisse il rapporto dalle macerie del dopo guerra?!?!?!? Ma perche' ce stava tutta sta bruttura a sto posto?? ke era tutto sto odio?? vrso ki o kosa??? mbe se potevano sfoga' su de voi quando je rikapitano due froci in trasferta??????

INSY LOAN E LO STATO DELLE COSE ha detto...

Sto massimiliano deve essere un gran compagnone! Magari ci organizzo insieme il capodanno...
INSY

Anonimo ha detto...

Kikko...Kikko...non parlare di "montagne verdi"...dov'e' la Ciccone??????????????????

Anonimo ha detto...

beh magari il clima non era proprio disteso dato il posto!! pero è bello che hai un bel rapporto con l'ex!!!!
ce lo avessi io!!!eheheh

ma alla fine... ce lo consigli come posto da andare a visitare o meglio un altro porto di mare????
un abbraccio...LUMENS

Anonimo ha detto...

beh magari il clima non era proprio disteso dato il posto!! pero è bello che hai un bel rapporto con l'ex!!!!
ce lo avessi io!!!eheheh

ma alla fine... ce lo consigli come posto da andare a visitare o meglio un altro porto di mare????
un abbraccio...LUMENS

VonPaulus ha detto...

Vacci, è un consiglio.
Poi al massimo per farti passare la tristezza vai a Torre del Lago e via!

:)

Anonimo ha detto...

"ma hai visto il mio blog?" eccolo il Von Paulus, quasi Sabaudo e quasi Argentino piombato in quel meraviglioso zoo che si chiama Roma....ma si vediamolo dai! White party uno e due orrore e belleza insieme, Argentina tutta bellezza e me lo tengo da leggere più tardi e poi scendi e poi scendi.....Stazzena....brividi e ricordi, 15 anni, si li conto bene sono 15 anni; io e tre amici su per le colline che stanno dietro Viareggio, quelle colline che guardano verso il bianco dei marmi, Una trattoria tutta legni e buoni odori e Gino lui che ci fa accomodare a un tavolo, un omone dai grandi occhi azzurri, lo sguardo dolce ma con un ombra di malinconia. E' sera tardi siamo gli ultimi si ride e si beve, Gino si siede con noi, ragazzi tranquilli state quanto volete, si alza e torna con una bottiglia di rosso e si vola un po' sul filo di non so più quale discorso.....di dove sei Gino, di Stazzena, Stazzena?.....dolore e lacrime, ricordi e botte sul cuore, Gino ci racconta di suo Padre e sua Madre, di suo fratello e dei suoi cugini che insieme a non so quanti, forse più di 500 furono trucidati dai tedeschi, dall'uomo, dalla follia di quegli anni........

Mi fermo qua, squilla il telefono, vieni a Mucca? non lo so, arriva un sms, che fai stasera? Ma chi sei, cosa vuoi!

Adesso sono qui e ritrovo i miei ricordi su quelle colline che guardano verso i marmi bianchi.

Un bacio grande Von Paulus

Spitfire o meglio Antonio

VonPaulus ha detto...

Leggo il tuo commento ora, che è mattina e sono come al solito al lavoro. E, nonostante il mio cuore di pietra, mi commuovo.
Non aggiungo altro.
Un abbraccio forte.