lunedì 19 novembre 2007

Vita da sportivo - Pallavolista anche io!

Alla costante ricerca di nuovi modi per farmi del male, sia fisico che psicologico, ero arrivato ad un punto morto.

Dal vecchio lavoro presso un’azienda aeronautica americana, che mi dispensava da quasi vent’anni una serie sterminata di umiliazioni quotidiane e che mi aveva ridotto sull’orlo dell’esaurimento nervoso, avevo trovato la forza di scappare, e mi ero sistemato in un posto nuovo, dove gli equilibri erano ribaltati ed ero io ad angariare i miei collaboratori con pretese orribili ed ingiustificate.

La palestra era sempre stata fonte sicura di dolore e avvilimento, dovuti sia all’età ormai avanzata che al fatto che anche i peggiori sfigati che passavano 10 mesi all’anno a chiacchierare accasciati su una panca o a sollevare pesi da paralitico, in breve tempo e grazie ad un aiuto chimico sostanzioso, quasi esplodevano sotto una massa muscolare spaventosa, facendomi apparire florido come un wurstel di pollo. Ma da quando uno dei più belli dell’intera palestra (e parlo di una palestra essenzialmente gay, non di una palestra di etero mezzecartucce) aveva incominciato a corteggiarmi in maniera sfacciata, proprio nel delicato momento dell’idratazione post-allenamento, quando davanti allo specchio mi rendevo conto che sulle mie maniglie dell’amore avrei potuto intervenire solo con la spada laser di Guerre Stellari, improvvisamente il fatto di non avere un fisico all’altezza non appagava più il mio innato masochismo.

Rimaneva la discoteca, regno incontrastato della più pura e sublime superficialità, dove il saper recitare a memoria la Divina Commedia in 4 lingue diverse non avrebbe impressionato nessuno, mentre avere dei bicipiti grossi come noci di cocco poteva crearti una schiera di ammiratori che neanche Brigitte Bardot nel 1962 avrebbe sognato. Tenendo conto del fatto che i miei bicipiti erano sordi ad ogni preghiera e, nonostante sollevassi pesi enormi per stimolare una loro minima reazione, non ottenevo risultato alcuno, come è facile immaginare la caccia in discoteca riservava delusioni su delusioni. Ad interrompere questo sereno tran-tran, dandomi più fiducia e cancellando in un momento anni e anni di serene mazzate al mio amor proprio, ci era voluta una scappata in una nota discoteca gay di Bruxelles dove mi ero ritrovato preda di perverse attenzioni di un paio di cubisti, cosa mai successa prima e che difficilmente succederà mai in futuro. Ma tant’era, l’incantesimo si era rotto, e le mie notti in discoteca non sarebbero state più le stesse.

Cosa rimaneva? Nulla, ahimè.

Anche il Torino era in serie A e con buone probabilità di restarci a lungo, per cui non si avvistava all’orizzonte alcunché che potesse aiutarmi a sentirmi, di nuovo, felicemente infelice.

Finché un giorno, complice il mio amico Davide, la soluzione a questo pernicioso benessere si era manifestata sotto l’aspetto giocoso e innocente di una delle discipline sportive più comuni e diffuse: la pallavolo.

Da gran tifoso quale sono, l’unica attività di squadra che avevo sempre considerato era il calcio, che avevo praticato in tempi remoti riscuotendo un discreto successo come difensore centrale, ruolo adatto alla mia stazza e alla mia scarsa dinamicità; tutti gli altri li consideravo poca cosa, e soprattutto la pallavolo la vedevo più come un’attività da oratorio delle suore che non un vero cimento adatto ad uomini duri e senza paura.

Il fatto che potessi non essere adatto alla pratica di detto sport non mi passava neanche per la testa, nonostante persone a me care cercassero in maniera delicata di farmelo capire: mia cognata, ex pallavolista, ricevuta la notizia aveva cercato di piallare il mio entusiasmo con un perentorio “ma tu non sai saltare” che io bellamente avevo ignorato, ormai completamente preso dal mio nuovo ruolo.

Recatomi all’allenamento per le matricole della Roman Volley, la pluridecorata squadra gay di Roma reduce dai trionfi europei della stagione precedente, ne ero rimasto completamente conquistato: era tutto facile, era tutto bellissimo, erano tutti gentili e molto disponibili ad aiutarmi. E poi non si trattava che di mandare la palla dall’altra parte della rete, mica di fare chilometri e chilometri di campo dietro ad un pallone, magari sotto la pioggia e nel fango con il rischio sempre in agguato di avere i legamenti tranciati da qualche avversario troppo zelante!

Certo, la rete mi sembrava esageratamente alta, ed io in effetti non ero in grado di saltare più di 10 centimetri, ma consideravo tutti questi come dettagli trascurabili, essendo convinto del fatto che l’unico problema doveva essere trovare delle mise per l’allenamento che valorizzassero la mia figura e che colpissero l’immaginazione: da bambino ero rimasto impressionato dal gonnellino di piume che Lea Pericoli aveva indossato a Wimbledon, causando uno scandalo quasi mondiale, per cui mi vedevo già come argomento di conversazione negli ambienti gay romani grazie ai miei arditi modellini fascianti, dai colori più improbabili e dalle fogge più estreme…

Poi, gli allenamenti erano incominciati sul serio.

E la punizione divina per la mia presunzione si era abbattuta di schianto su di me e sui miei completini da allenamento scelti con tanta cura.

La cruda realtà era, senza ombra di dubbio alcuno, che facevo veramente cagare.

La rete da alta che era di colpo era diventata una barriera insormontabile, per cui mi era praticamente impossibile mandare una palla dall’altra parte se non per caso e a costo di un paio di dita fratturate.

Gli allenatori, in precedenza così simpatici ed affabili, si erano tramutati in feroci aguzzini paranazisti, che mi sottoponevano a ogni tipo di umiliazione fisica e psicologica.

I miei compagni di allenamento erano solidali con la mia personale tragedia solo negli spogliatoi: appena si incominciavano a provare i colpi fondamentali, era un fuggi fuggi per evitare di capitare in coppia con me, vista la mia totale incapacità di mettere in fila due colpi in maniera accettabile. Nella partitella finale, poi, tutto peggiorava: venivo odiato dai miei sventurati compagni di squadra, o schernito dai miei momentanei avversari: il tentativo di “fare squadra” con allegre pacche sulle spalle e con espressioni di incoraggiamento naufragava tragicamente di fronte alla mia desolante inettitudine.

Il mio corpo si ammutinava: gli stessi muscoli cresciuti con fatica e anni di allenamento mi si ritorcevano contro, rivelandosi utili come un armadio a quattro ante durante il naufragio del Titanic.

E la stessa pallavolo si era trasformata da sport per signorinelle in un coacervo di schemi, posizioni in campo, ruoli, bande, martelli, fuori banda, opposti, centrali, zone e poi in una specie di guerra, con prime e seconde linee, alzatori, palleggiatori, difensori… Improvvisamente mi sentivo come un povero fante sul fronte occidentale durante la Grande Guerra: solo, abbandonato in una trincea fangosa piena di insidie mortali e contro un nemico implacabile.

Ma ormai, come il povero soldatino, ne sono dentro fino ai al collo, e non ne posso più uscire.

Quindi combatterò ogni giorno, e ogni giorno conquisterò quella sottile striscia di terreno che sicuramente, alla battaglia successiva, al successivo allenamento, perderò, conscio che, come per tutte le guerre, anche quella contro la pallavolo avrà una fine. E per vittorioso o sconfitto che sia, almeno una cosa buona in tutto questo ne verrà fuori: il mio masochismo, idolo placato, sarà finalmente soddisfatto.

12 commenti:

Anonimo ha detto...

anche io mi adoperai all'opera dissuasione....ma invano. Testardo come un mulo delle langhe all'imbarco dei mille a Quarto.

Anonimo ha detto...

la prossima estate non vediamo tutti l'ora di ammirarti in volteggi arditi, con tanto di cadute nella sabbia, che quando poi rimane appicicata al corpo sudato fa tanto rude.

Anonimo ha detto...

Nel mio passato ho anche io provato vari sport...il nuoto (dove ho anche fatto delle gare di club...classificandomi sempre tra i primi 5...mai primo)...il tennis (ad un torneo organizzato tra amici mi diedero un diploma con su scritto "datte al ballo!"...erano già note le mie doti di danceur...all'epoca con la maglia)...per ultimo lo Step (qui con le coreografie pazzesche supportate dai cd di musica house che portavo ai miei insegnanti)...poi....poi basta...mi limito a un po di sana palestra ma senza esagerare...l'unica cosa di cui non mi sono mai preoccupato (e nemmeno mi piace) e quella di diventare "muscoloso"!!!!

Quindi caro il nostro blogger....aspetteremo con ansia di vederti quest'estate a far parte delle pallavoliste del Mediterranea!!! Io preferisco riposarmi sul lettino a fare quattro sani pettegolezzi sui ciclati e non della spiaggia!!!!

DUEMME

Anonimo ha detto...

Campo da Beach del Mediterranea.

Prevede:
1. elevata conoscenza dello sport in questione;
2. elevata conoscenza dei giocatori in campo;
3. elevata conoscenza del mezzo (pallone);
4. elevata conoscenza del materiale a disposizione (strisce e rete);
5. elevata prestanza fisica;
6. elevata puntualità (se arrivi dopo le 15 ormai il campo è saturo);
7. rispetto della gerarchia di anzianità nello stabilimento balneare;
8. conoscenza della maggior parte dei fisicati boni della spiaggia!

Se su 8 punti in questioni non superi il 70% non puoi nemmeno avvicinarti ai margini... altrimenti campi elettromagnetici ti dissolverebbero all'istante!!!

iVonPaulus (che mi da tanto di iPod) ...tu di 8 punti ne copri solo 2 quindi il 25%...tirane le conclusioni ;O)

Per i pallavolisti in ascolto...ora ringraziatemi!!! :O)

L'adorabile J.

Anonimo ha detto...

beh beh beh!!! eheheh!
la pallavolo questa triste realtà!!
credo che le finocchie moderne un po utte le abbiano provata!!! Reduci dalle avventure televisive di piu di un ventennio fa di MIMI' o di Mila e Shiro (che poi io mi chiedo ancora se alla fine stessero davvero insieme... bah!) io ci ho provato, e riprovato e riprovato!! forse masochista pure io! ho fatto anche qualche torneo!!! l'idea non sarebbe male se le miue sere non fossero gia impegnate 9 su 7!!! a volte anche piu impegni nella stessa sera (magari cena e disco si com,binano assieme)...comunque.. noi aspettiamo di venire a vedere la pluridecorata squadra Gay roma e il nostro moderatore soprattutto in campo!!! Ma.. dobbiamo farci le magliette e gli striscioni con la tua faccia????? beh se cosi fosse pero devi scegliere la foto e farcela avere..mica puo essere una foto qualunque!!! eheheh! ti si potrebbe roivinare l'immagine!!!!!
buona giornata a tutti!!
bacio!!
LUMENS

P.S. mi sa che alla Mediterranea il 90% dei finocchi deve stare lontano dal campo! e qualcuno in piu anche lontano dalla spiaggia!! ahahah

Anonimo ha detto...

...certo che a Pallavolo ormai fanno giocare chiunque... ma non ci vuole un'altezza minima? ... Tu non tocchi neanche la rete? (ma non il bordo superiore... QUELLO INFERIORE)

il Piccolotto Mascherato Magic Jonson

VonPaulus ha detto...

piccolotto mascherato... ti ricordi di quando ti mangiavo la pastasciutta sulla testa?

Anonimo ha detto...

...avevi sicuramente un tacco da 15cm o le scarpe a molla di Paperinik!!!!

il Piccolotto Mascherato ironico

Anonimo ha detto...

beh sono sicuro che quando ti tingerai i capelli rosso carota ti chiameremo MILA la regazza della pallavolo SASA'

VonPaulus ha detto...

eh eh eh... si, meno male che almeno tu non mi hai chiamato come quella grassa del cartone animato...

Unknown ha detto...

bravo fai bene, guarda sempre avanti e vai per la tua strada....tanto se ne parlano....l'importante e' che ne parlino molto.....un bacio A.

VonPaulus ha detto...

giusto, io faccio sempre in modo che se ne parli! ;)