mercoledì 5 dicembre 2007

Vita da Clubber - La Demence (Prima Parte)

Essendo ormai un vecchio arnese da balera, ed avendo ormai calcato le piste delle discoteche finocchie della Madrepatria in lungo ed in largo, sin dai tempi in cui i disk jockeys non adottavano nomi stranieri ma usavano, spesso a sprezzo del ridicolo, il proprio nome e cognome, la necessità di essere sempre “nuovo” sulla scena, e quindi più appetibile, mi ha portato a guardare oltre i patri confini, e a considerare seriamente l’opportunità di girare il mondo di club in club.

Volendo fare le cose per bene per il primo vero viaggio da clubber professionista, dopo un accurata indagine fra i miei conoscenti, decidevo che il posto giusto non avrebbe potuto essere che la Demence, a Bruxelles dove durante l’imminente notte di Halloween erano dati in arrivo qualche cosa come migliaia di uomini anabolizzati e disponibili a tutto.

Di questa mitica serata belga ne avevo già sentito parlare durante le mie prime uscite da clubber, quando ancora pensavo che il tempo passato in discoteca fosse solo tempo perso, e mai e poi mai avrei pensato di potermi imbarcare in un viaggio all’estero solo per passare quelle 4 o 5 (o anche 10 o 15…) ore in mezzo a omacci muscolosi sudati e strafatti.

Ovviamente mi sbagliavo.

La mia strada per Damasco era stata una vacanza a Ibiza, quando, trascinato dal mio fido amico Gillou, mi ero ritrovato nel bel mezzo di un after pomeridiano circondato proprio da migliaia di omacci muscolosi, sudati e strafatti e mi ero reso conto che non c’era altro posto all’infuori di quello dove volessi essere.

La Demence, che mi era sempre stata descritta come il Valhalla dei club europei, meta di tutti i dance-addicted del continente almeno due o tre volte all’anno per i party in assoluto più infuocati del continente, mi sembrava la destinazione perfetta: 12 ore di musica squarciatimpani continua, 3 enormi dancefloors, giganteschi antri proibiti (le malfamate dark room, insomma!), droga a fiumi, uomini discinti, sudore dappertutto, sesso in pista e tutto quello che si poteva desiderare per passare qualche ora in serena e spensierata allegria.

Ovviamente avevo bisogno di complici, per cui ne parlavo con i miei amici, un’affettuosa accolita di avanzi da discoteca ormai all’ultimo stadio, che naturalmente si mostravano più che entusiasti del progetto: avrei intrapreso con loro il viaggio iniziatico verso il Belgio e sarei finalmente entrato a tutti gli effetti nel dorato mondo degli sderenati di prima classe.

Non rimaneva, quindi, che attendere il giorno fatidico.

La sera prima della partenza mi dedicavo alla preparazione di un adeguato campionario di abiti da portare con me per la trasferta: essendo pieno di entusiasmo, ma carente in certezze, pensavo bene di infarcire un’enorme valigia con magliette e canotte di ogni foggia e colore e un numero di pantaloni quasi imbarazzante (ovviamente latitava solo la biancheria intima, ma non avevo nessuna intenzione di usarla); in una valigia più piccola stipavo scarpe, cinture ed accessori, tra cui collane di ogni foggia, catene da pantalone, bracciali e tutto il piccolo corredino da Madonna di Pompei di cui un serio clubber non avrebbe mai potuto fare a meno, mentre in uno zainetto mettevo una congrua quantità di prodotti cosmetici adeguati (stavo andando incontro allo sfascio fisico, ne ero certo, ma ci volevo andare con una pelle idratata e luminosa….), integratori alimentari di ogni genere, un supplemento aggiuntivo di collanine e ninnoli vari, il mio fido personal computer, 3 telefoni cellulari completi di caricabatteria, una guida di Bruxelles e una serie di oggetti vari ed eventuali da cui mi sarebbe stato impossibile separarmi.

La mattina dopo, appena giunto all’aeroporto, mi rendevo orribilmente conto che, preso dall’entusiasmo dell’evento, non avevo tenuto conto delle regole aeroportuali che agevolano i terroristi ma che penalizzano brutalmente i passeggeri normali. Avevo troppe valigie, troppi liquidi, troppo peso, troppo di tutto: per cui, o imbarcavo nella stiva buona parte del mio povero bagaglio, o a Bruxelles ci andavo in taxi.

Un po’ contrariato per la separazione dai miei amati bauli, mi imbarcavo e affrontavo serenamente la trasvolata, passando il tempo abbinando mentalmente canotte e pantaloni, cinture e collane per trovare quella che sarebbe stata la combinazione giusta data l’importanza della nottata: peccato che, nella mia ingenuità, facevo i conti senza l’oste, e cioè senza la nostra amata compagnia di bandiera che con un tempismo ammirevole provvedeva a smarrire tutto il mio bagaglio, rendendo d’un tratto la mia breve iniziazione ancora più avventurosa del previsto.

Dopo aver perso un paio d’ore nella vana speranza che le mie valige apparissero sul nastro di consegna dei bagagli (almeno una canotta, perdio!), e dopo aver fraternizzato con le addette del Lost & Found dell’aeroporto che comprendevano la mia devastante situazione ma in lacrime si arrendevano di fronte all’impossibilità di fare alcunché, furibondo ma rassegnato raggiungevo il mio albergo.

Ero disperato: mi apprestavo a partecipare ad un evento che avrebbe condizionato tutta la mia vita futura e non avevo altro da indossare se non una camicia da bravo ragazzo ed un paio di banali pantaloni usati per il viaggio: certo, con me avevo una quantità di scarpe che neanche Imelda Marcos si sarebbe mai portata appresso e una varietà di bigiotteria da rapper negro particolarmente vanesio, ma affrontare il gelo di Bruxelles in mutande e con un po’ di collane al collo non mi pareva una soluzione praticabile.

Fortunatamente i miei compagni di ventura, squilibrati come me e quindi stracarichi di vestiti, capivano al volo la situazione, e mi imprestavano una delle loro canotte ed un paio di jeans debitamente larghi tanto da calare al punto giusto sotto l’ombelico (molto sotto) e da permettermi di esibire tutto il mio campionario di mosse provocanti una volta giunto sulla pista da ballo.

Dopo un breve, ma intenso (e non aggiungo altro…) pre-party, abbigliati come se stessimo per affrontare la traversata della Siberia a piedi, ci avventuravamo per le strade di una Bruxelles deserta: gli unici esseri umani in giro erano altri clubbers, mandrie di altri clubbers, principalmente di provenienza nordica perché quasi tutti in maniche corte nonostante il gelo devastante

Giunti davanti alla discoteca, il motivo per cui l’Italia viene considerata un paese del Terzo Mondo diventava evidente in modo imbarazzante: nessuna coda, nessun gruppone di gente ululante, nessuna folla, nessun accenno di rissa. Abituato alle masse urlanti e alle code disordinate, ai soliti furbetti che cercano di passarti davanti e a PR feroci che ti trattano come una cacca solo perché sono dall’altra parte della barricata, il fatto di trovarmi di fronte una situazione più da Messa di Natale, con un’organizzazione cordialissima ed efficiente e una piccola e ordinata fila di persone in serena attesa per entrare, mi faceva temere di aver già esagerato con la droga.

Oppure, eventualità decisamente terrorizzante, di essere arrivato troppo presto…

(Continua.....)

8 commenti:

Anonimo ha detto...

Bene...Bravo...hai fatto tutto ciò che un neofita deve fare la prima volta a La Demence (posso solo immaginare cosa ci sarà scritto nella seconda e terza e quarta parte!!!!!)...ma da uno che oramai la conosce più che bene ti posso garantire che sarà così ogni volta che andrai...perchè ogni volta è diverso...perchè ogni altra volta avrà un suo perchè...perchè...perchè la Demence è la Demence!!!! La cosa più bella....è che trovi gli amici clubber da tutta Europa...e quindi il rituale dei saluti che avviene nei locali di Roma..li si duplica...triplica...Hallò ça va? Hey you...what's up? Hola querido qué tal?....che dire Viva La Demence!!!!!

Duemme

Anonimo ha detto...

anch'io voglio andare la prossima volta.....quand'è?

VonPaulus ha detto...

Anonimo, il prossimo appuntamento è al 1° Gennaio 2008! ;)

Anonimo ha detto...

HO ADORATO QUEL PRE-PARTY KIKKO...ricordi come stavamo?!?!? ;););) ma la gola che mi si era chiusa?!?!?!

VonPaulus ha detto...

alessio amore mio... sei irrecuperabile! :)))))

Anonimo ha detto...

Io dico !!! Oh my god !!! Ma quando mai il povero Gillou e all'inizio di tutta questa Demence per un invito insistente ad andare al Dc10 che 1 giorno prima non conoscevo neanche !!!? Ma alla Demence ci voglio andare anch'io for the next edition !? When ?
Capisco tutta la provincialita di un Billy White Red Parties adesso !!! Che tristezza o forse molto meglio cosi ?... Ma un blog su Paito tour che si e fermato a Milan di recente con l'evergreen Miguel ? Meglio che Dalema...Ufffa !! Love Gillou, the pervers one !

Anonimo ha detto...

E' piacevole leggere il tuo blog. Poi scrivi anche bene.
Aspetto la seconda parte della notte alla cioccolata belga !
A presto
Carlo

VonPaulus ha detto...

Grazie! lo sto perfezionando, fra poco arriverà... :)