giovedì 6 dicembre 2007

Vita Quotidiana - Il ministro D'Alema e i gay

Gentile ministro D’Alema,

Passato il primo momento di smarrimento dopo aver letto le Sue dichiarazioni riportate dai giornali di ieri, e passata anche la leggerissima arrabbiatura che le stesse mi hanno provocato, ho deciso di smettere per un attimo le mie faccende da gay perditempo per scriverLe in risposta un paio di cose.

Certo, Lei non le leggerà mai, impegnato come è nella sua attività politica, ma io sono fatto così, e tra una seduta in palestra ed una dal parrucchiere (cose che Lei, gentile Ministro, probabilmente pensa siano le sole che facciano i gay) mi sento in dovere verso me stesso, anche come Suo ex elettore fedele, di farlo.

Vicepresidente D’Alema, Lei è il ministro degli esteri, è stato Presidente del Consiglio, è parlamentare da 6 legislature, e anche se dovrebbe avere una mentalità un poco più ampia dei vari Borghezio, Fini e paccottiglia varia, mi sembra il caso di chiarirLe, come prima cosa, che noi gay non ambiamo al matrimonio come lo concepisce quella vecchia multinazionale che è la Chiesa Cattolica.

Ma che cosa crede? Che non vediamo l’ora che si debba decidere quale dei due coniugi si debba mettere l’abito di tulle bianco e quanto lungo debba essere il velo? Che noi gay non si desideri altro che sposarci in chiesa con la zia suonata seduta in prima fila, le damigelle, il turibolo, il riso all’uscita e tutto questo folkloristico apparato carnevalesco? Ma figuriamoci!

Ministro D’Alema, abbiamo i Gay Pride che assolvono perfettamente il loro compito, non abbiamo bisogno di altre parate in maschera!

Quello che noi vogliamo è che ci vengano riconosciuti dei diritti che in altri paesi, ma non in mezzo ai Mau-Mau ma nella civilissima Europa, sono ormai un dato di fatto: capisco che Lei stia lottando perché l’Italia non sia da meno della Grecia, della Moldavia o di Cipro, che sono tra le poche nazioni in cui non esiste una legislatura in materia, ma cerchi di capire anche il nostro punto di vista!

Sento spesso obbiettare da alcuni Suoi colleghi che ci sono i notai e c’è il codice civile, che se noi vogliamo le regole già ci sono e basta saperle adoperare: ma vede, nella nostra infinita presunzione vorremmo che anche due gay poveri, ignoranti, senza soldi e senza un notaio possano andare in comune e finalizzare serenamente la loro unione. Come tutte le coppie etero. Che gli vengano riconosciuti quei diritti fondamentali che un individuo che paga le tasse dovrebbe avere automaticamente. E che invece in nome di un non ben precisato “rispetto della religione cattolica” vengono sistematicamente calpestati.

Nel Suo brillante intervento, Lei dice “Il matrimonio tra omosessuali, perciò, offenderebbe il sentimento religioso di tanta gente”. Ma come? Ma perché? Come si fa a dire che un unione fra due persone consapevoli possa in qualche modo offendere la sensibilità di qualcuno? In quale punto verrebbe oltrepassato il confine per cui i diritti di queste persone calpesterebbero i diritti di altre persone?

E poi, mi permetta, da quando in qua i diritti fondamentali degli uomini si decidono per alzata di mano? La maggioranza vince? Ma allora, seguendo il Suo pensiero, hanno fatto bene a sterminare gli ebrei in Germania, perché offendevano la sensibilità della maggior parte dei tedeschi! E in Turchia, quei fastidiosissimi armeni? A morte!

E, per favore, non mi parli della Costituzione! Cosa significa che “il matrimonio tra un uomo e una donna è il fondamento della famiglia, per la Costituzione.”? Che anche se il venerabile testo contiene delle regole dettate da alcune ristrettezze culturali del tempo non lo si possa modificare? Non c’è nessun politico o intellettuale a livello dei costituzionalisti dell’epoca? Sono tutti morti?

Allora ripristiniamo il codice di Hammurabi e fanculo al progresso!

(Faccio una piccola nota: chi scrive, nella sua infinita modestia, ha un’ammirazione quasi viscerale per i Padri della Patria e per quello che hanno fatto nel dopoguerra! E rispetto la Costituzione, a differenza di molti suoi colleghi che non esitano a calpestarla. )

Vorrei rileggere con Lei la Sua affermazione che “per la maggioranza degli italiani, è pure un sacramento. Il matrimonio tra omosessuali, perciò, offenderebbe il sentimento religioso di tanta gente”. Cosa vuol dire? Che la religione cattolica è tornata nel weekend ad essere religione di stato? Che quindi non si possa prendere una decisione a tutela di una (ampia, mi creda, molto ampia…) parte del popolo italiano perché una religione non lo permetterebbe? Tenendo conto di quanti tifosi ha la Juventus, corriamo subito a mettere fuori legge il Torino, allora! Se no i tifosi bianconeri si potrebbero offendere!

Addirittura, sono certo che quelli che hanno la barca ancorata in qualche porto turistico diano un gran fastidio a quelli che non ce l’hanno, quindi togliamogliela! E mandiamoli a lavorare in miniera!!!

Io vorrei tanto che i sedicenti cattolici che si possono sentire offesi se due persone che si amano e semplicemente hanno bisogno una dell’altra, o semplicemente hanno alle spalle delle famiglie talmente di merda (ma magari regolari e che vanno alla messa di mezzanotte a Natale) che vogliono vedere i frutti della loro vita passare alla persona amata e non a famigliari assenti, si sentissero feriti da chi ruba, da chi maltratta, da chi usa la violenza contro le donne e contro gli indifesi. Dai razzisti, da chi disprezza il prossimo, da chi spaccia droga, da chi sfrutta i più deboli.

Da chi ruba i soldi dei contribuenti, e non permette che vengano costruiti ospedali decenti dove le persone non muoiano per un’operazione di appendicite.

O da chi, magari, si fa eleggere in parlamento per sfuggire ad una condanna o ancora peggio solo per poter continuare a rubare in pace.

Vorrei che si sentissero offesi da chi va al Family Day e poi di famiglie ne ha 3 o 4. Da chi fa collassare le squillo nei Grand Hotel di via Veneto. O ci fa la predica, e poi tradisce la moglie e mette incinta le soubrettine.

Ma lottare contro la disonestà e soprattutto difendere le minoranze discriminate è faticoso, ed è uno sporco lavoro perché lo possa fare un politico della sua levatura.

Potrei maliziosamente pensare che lei non lo faccia soprattutto perché non porta voti, e non è una cosa che serva ad entrare nelle grazie della gerarchia cattolica.

E che faccia ricevere con moglie e bambini da sua Santità il Papa in persona.

Ho troppo rispetto per la sua intelligenza, e mi rifiuto di credere una cosa del genere, ma mi conceda il beneficio del dubbio.

Per concludere il Suo intervento, poi, Lei dice “Lo Stato, però, deve riconoscere loro diritti civili e sociali. Mi accontenterei di fare la legge”. Si accontenterebbe? Ma grazie davvero! E chi ci deve pensare a fare questa legge? La Carrà? Voi parlamentari di Centro-Sinistra siete stati votati da un sacco di persone che avrebbero scommesso la propria onorabilità sul fatto che questa legge sarebbe stata una priorità.

E li avete traditi brutalmente.

Siete ancora in tempo, e da tifoso di calcio so che a volte una partita compromessa si può cambiare in pochi secondi, ma il 90° minuto per il Governo si sta avvicinando in fretta. Molto in fretta. E se non si finisce mai di tirare in ballo la Chiesa, non vedo nessuna possibilità che una legge del genere venga mai fatta.

Non lamentateVi, quindi, se alle prossime elezioni per Voi sarà il disastro.

Sinceramente Suo

Massimiliano Benedetto

2 commenti:

INSY LOAN E LO STATO DELLE COSE ha detto...

io veramente al velo ci miro...

Anonimo ha detto...

metri e metri di tulle.....